LORO

Vi siete mai chiesti che cos’è la follia ? Sapete che cos’è la sindrome di Korsakoff? In “Loro” di Roberto Cotroneo aleggia la parola “soprannaturale”, ma non ne è la chiave. Tutti quanti sappiamo che nei secoli quelli che “vedevano oltre” , sono stati prima bruciati , poi tacciati di demenza, alla fine rinchiusi nei manicomi ed abbandonati ai loro incubi. Sì, la follia si manifesta così, camminando un piede dopo l’altro in un territorio virtuale, immaginario , voci e visioni deviano la realtà in un giardino incantato. Ma tanti dissennati erano in realtà soltanto nati con un “dono”: una mela avvelenata. Perché ci sono persone che riescono ad attraversare porte invisibili, che riescono a percepire suoni inascoltabili. Arriva prima l’oltre o la follia? Tutti gli “allontanati” che cosa sono? Pazzi? Veggenti? Malati?

Questa è la storia di Margherita che incontrava gli “incorporei”. Questa è la storia di due gemelle , Lucrezia e Lavinia, che insieme riuscivano ad essere un ponte tra i mondi. Questa è la storia di una Dea che regnava sulla notte, la luna, i fantasmi, i morti.

Ma forse, niente di tutto questo è vero, questa è solo la storia di una mente perduta.

LaMalaQuercia

Mutamenti

Un tempo eravamo forti , tracciavamo linee di confine sicuri che non le avremmo mai attraversate, costruivamo pensieri coerenti e lanciavamo sfide senza neanche ipotizzare di perderle. Camminavamo a testa alta e sorridevamo al solo pensiero del nostro futuro, non contemplavamo neanche una vita meno che perfetta.

Quando sognavamo era in grande e non riuscivamo quasi a distinguere i sogni dalla realtà perché “in grande” era il minimo che ci potesse capitare.

Poi le linee di confine sono diventate sempre più trasparenti, i nostri pensieri hanno cominciato a confondersi e la coerenza a perdere i contorni; le sfide prima abbiamo iniziato a perderle, po a fuggirle come fossero devastazioni ed il futuro…..bè, ci siamo accorti che non arriva mai.

Lentamente ci siamo ritrovati a camminare sull’orlo dei dirupi del nostro coraggio perduto, ma non lo abbiamo mai ammesso, abbiamo chiamato “maturità” la paura che ci prendeva alla gola, abbiamo costruito ponti tra i pensieri sconnessi per fingere che avesse un senso, poi, alla fine, abbiamo cominciato ad odiare, un odio che inizia rosso e finisce nero, un odio profondo come l’anima ,un odio che non capiva verso chi era diretto, lui pensava di andare verso gli “altri” i “diversi” ,ma non sapeva che in realtà correva dritto contro noi stessi, perché tanto, non c’è niente da fare :”Quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso guarda te”.

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