
L’onestà intellettuale non è un dono, è una scelta quotidiana: quella di non tradire la verità nemmeno quando ci fa comodo. E’ sapere quando tacere, quando ammettere un limite, quando lasciare spazio a ciò che resiste alle nostre ragioni . E’ soprattutto non piegare le parole per farle stare dalla nostra parte, non usare la conoscenza come un’arma. L’onestà intellettuale è fragile, non regge il peso di certe frasi e non tollera il calore delle vanità …eppure è così forte, resta in piedi anche quando intorno frana tutto. Si può riconoscere da un silenzio, da un “non so” detto senza vergognarsi, da un dubbio custodito come una forma di rispetto. Certamente non illumina le piazze, ma è capace di scaldare le coscienze, non convince chi urla, ma sostiene chi ascolta. Il suo compito non è vincere, ma non tradire. E’ un gesto invisibile, ma che salva le coscienze.
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É qualcosa di tanto prezioso e rispettabile quanto raro e populisticamente poco apprezzato in questi anni difficili, ma è la scelta delle persone che hanno la schiena dritta
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