
C’è una zona cieca che abita dentro ogni essere umano. La chiamano “ombra”, come se fosse altro da noi. Ma non lo è.
L’ombra è la parte che non vogliamo vedere, e che però ci vede benissimo. Conosce i nostri scatti d’ira, i pensieri meschini, le fughe codarde, i desideri troppo grandi o troppo sporchi. E’ ciò che respingiamo per poterci dire “buoni”, “giusti”, “spirituali”, “adatti”. Ma proprio quel rifiuto la rende più forte.
Molti cercano di combatterla. Ma la verità è che nella maggior parte dei casi perdiamo. Perdiamo finché continuiamo a trattarla come se fosse un nemico. Ma quando smettiamo di opporci ed iniziamo ad ascoltare, allora qualcosa si può trasformare. Non è una vittoria, è un passaggio, un primo passo verso qualcosa che può assomigliare alla libertà. E se l’ombra non andasse eliminata? Se la guardassimo, ascoltassimo, comprendessimo? Non per giustificare il male, ma per togliere potere al rifiuto. Perchè ciò che viene escluso torna sempre: più subdolo, più feroce, più disperato. Chi riesce a sedersi accanto alla propria ombra senza fuggire non diventa un santo. Impara solo a non raccontarsi più storie.
E in quel silenzio spoglio, dove ogni illusione si è arresa, resta soltanto il battito nudo di ciò che siamo, senza più difese, senza più maschere da usare nemmeno con noi stessi.
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Articolo molto interessante con la capacità, propria della MalaQuercia, di far riflettere su qualcosa di noi rimasto o confinato nell’’ombra … per riuscire a comprendere meglio noi stessi
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la mia ombra mi perseguita come il GRILLO PARLANTE ma ci convivo e spesso ci vado in conflitto …… DB
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Ti rispondo con la favola di Fedro: Peras imposuit Iuppiter nobis duas: propriis repletam vitiis post tergum dedit, alienis ante pectus suspendit gravem. Hac re videre nostra mala non possumus; alii simul delinquunt, censores sumus.
In realtà la zona ombra non è attiva è una memoria delle nostre azioni.
Ho visto un film di un killer che aveva perso la memoria ed è diventato una persona normale.
Quindi i nostri errori vengono memorizzati in una zona d’ombra, e ci influenzano, sarebbe meglio cancellarli, ma un altro dei difetti del corpo umano e che non si può cancellare la memoria.
Se facessimo un reset ogni anno saremmo tutti più buoni.
Ma poi chi stabilisce cosa è buono e cosa è cattivo?
Quindi quelli che sono errori per la nostra morale religiosa e per le nostre leggi, potrebbero non esserlo per altre culture.
Se uno ammazza uno sconosciuto in guerra non è reato, se uno ammazza una persona che conosce in pace lo è. Ecc. Ecc.
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Parlavo di venire a patti con ciò che non ci piace di noi
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Il problema è simile, perché non ci piace la nostra zona d’ombra? Però rispetto alla favola di Fedro è già un successo, perché di solito nessuno ci fa caso, nessuno si autocritica. Tu sei un’ eccezione
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Non credo proprio di essere un’eccezione Fabio, di persone che si auto criticano c’è ne sono molte di più di quanto pensi 😉
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Però l’autocritica non è sufficiente, occorre la cancellazione. Purtroppo non c’è la possibilità di cancellare.
Qualcuno potrebbe gioire nel conservare nella memoria le sue birichinate, ma allora non è autocritica 🤣
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Infatti nella parola “autocritica” è implicito il non gioire delle proprie ombre altrimenti sarebbe autocelebrazione
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Hai detto il vero: ci può essere chi va fiero delle sue cazzate.
Quindi possiamo dividere l’umanità in 3 categorie:
1) i fedriani che non fanno caso alla zona d’ombra;
2) gli autocritici;
3) i fieri delle proprie cazzate.
🤣😂🤣😂🤣😂
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😂😂😂
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L’ombra è parte di noi non esiste che non se ne accorge, non esiste chi la scansa non esiste chi ne venga pienamente aaaorbita. Luce e ombra, ombra e luce certo farci i conti con l’ombra non piace a nessuno sedercisi accanto men che meno accettare che esista in noi poi non ne parliamo ….ma quella c’è e sebbene nessuno lo ammetterà mai talvolta ci fa tanto comodo scomodarla.
luciana
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c’è l’ombra che preferisco e sta fuori di noi, ci accompagna, ci anticipa o ci segue: manifesta dove siamo quando la luce ci illumina; non ci critica, soprattutto non ci fa sentire soli e ci dimostra che esistiamo senza infingimenti. È l’ombra che mi viene in mente quando si parla di ombre
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