
Quando si è costretti a decidere se battersi o scappare, c’è un momento, un lunghissimo, infinito, eterno attimo, in cui si rimane immobili , marmorei… come se il corpo simulasse la morte fisica ed è lì, in quello spartiacque, che si decide il destino: vincente o perdente? eroe o vigliacco? vivo o morto?. E’ un tempo fragile, dilatato , in cui ancora non si è niente, ma potenzialmente si è tutto (conoscete la teoria del gatto di Schrodinger?). Quel tempo dura un secondo se l’emergenza è fisica, concreta: un incidente, un’ agguato, una sparatoria. Dura invece anni se il trauma è psichico . Così ,per parte della tua vita ti muovi, lavori, hai rapporti sociali, fai shopping e vai alle feste, tutto mentre sei fermo, paralizzato tra le acque aperte ,in una sorta di versione reale di Matrix . Pensi di prendere decisioni, ma c’è qualcuno che le prende per te , un occulto pilota automatico che ti permette di fingere di partecipare ancora alla vita… invece no, tu sei sempre lì, immobile, in quell’attimo dannato in cui scegli se combatterai o fuggirai, se sarai l’eroe o il maledetto codardo della tua storia.
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sempre sapienti parole concise e dritte alla mente, al cuore
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Grazie Lucia ❤️
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Come è vero … Bellissima e profonda riflessione che stimola l’autoanalisi e l’introspezione.
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Grazie Giovanni
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