CIAO ROBERT

Ieri, con discrezione , Robert Redford se n’è andato dal mondo. Non era solo un attore, non solo un regista, non solo il fondatore di Sundance. Era un uomo che ha creduto nel cinema come possibilità, che ha lottato per lasciare spazio a voci nuove, scomode, indipendenti. Ha amato la natura, ha lottato per i diritti dei popoli, ha protetto il silenzio dal rumore, ha costruito una casa per il cinema che non aveva casa: il SUNDANCE

Ma ora che non c’è più, cosa resta? Resta un volto (bellissimo) quello sì, quello in questi giorni sarà ovunque, ma soprattutto l’eco di una misura rara: quella di chi sa fare un passo indietro senza perdere forza. Robert Redford non era solo il mito bello e irraggiungibile, era il simbolo di una sobrietà luminosa, di una grandezza senza arroganza, di una gentilezza che non voleva farsi notare, ma farsi sentire. Ed in un tempo in cui l’arte grida, lui sussurrava (anche ai cavalli). In un tempo in cui l’ego invade, lui faceva spazio.

Quando la leggenda dorme , il mondo resta un po’ più silenzioso. Ma forse, proprio per questo, si può ascoltare meglio tutto ciò che Redford ha lasciato non detto.Resta il peso della memoria, di un’epoca del cinema che non tornerà e con quella idea, quasi dimenticata, che l’arte possa ancora servire qualcosa di più grande dell’ego.

Maryl Streep, sua co-protagonista in uno dei miei film preferiti : “Leoni per agnelli” , lo ha salutato parafrasando il titolo, ha detto : “uno dei leoni se ne è andato. Riposa in pace mio caro amico”.

Sì Mister Redford, un leone se ne è andato in silenzio e noi oggi non possiamo fare altro che inchinarci

Cecilia Buglioni


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Pubblicato da LaMalaQuercia

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